MARIO RIGONI STERN:

"Disegni di Miniera.
Il Veneto in memoria di una tragedia del lavoro
".

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"La mine en dessins.
La Vénétie: à la mémoire d'une tragédie du travail
".

"MARCINELLE - 1956/2006"

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Traduzioni di: Emanuela De Toffol

ITALIANO
 
FRANÇAIS
Ricordo di Augusto   Pour Augusto

La notte trascorsa pensavo a quei fili tenaci come radici di peccio che dall'Altipiano dei Sette Comuni mi univano alle montagne bellunesi. Partono da tempi lontani, da quando lo zio di mio nonno venne a trovarsi proprio tra i minatori della Valle Imperina. Si era laureato a Padova nel 1834, ai tempi di Francesco I° imperatore, a Vienna si era specializzato in chirurgia e dal Governo di allora inviato nell'Agordino quale medico dei minatori della Valle Imperina, dove si fermò un paio d'anni. Un altro filo ci lega con i ricordi della Grande Guerra quando compaesani nostri e vostri si trovarono a combattere sui monti di casa. Fili rotti e lacerati dalle battaglie, riallacciati dalle memorie.
Nel 1943, alle soglie di quell'inverno così drammatico per lutti e per fame, in un grigio giorno di pioggia e neve, Augusto Murer incontrò uno spettrale gruppo di ebrei che dopo l'8 Settembre erano fuggiti dall'Altopiano e vagavano per le montagne passando da un gruppo all'altro di partigiani; volevano raggiungere la Palestina. Dopo anni ho seguito le loro tracce: tre finirono fucilati alle Fosse Ardeatine, altri nelle acque dell'Adriatico. Nel 1944, per il sentiero che ora ha preso il suo nome, il maggiore inglese Tilman paracadutato tra i partigiani, univa la Resistenza nelle nostre montagne venete. Pure i nostri emigranti che nel dopoguerra erano ritornati al paese per morire, ci raccontavano dei loro compagni minatori Bellumat che lavoravano nelle cave del Nord America dove si estraevano i blocchi per costruire le città.
Montagne, pietre, cave, miniere, fatiche, migrazioni, guerre, lotte per la libertà: è da qui, e così, che nasce l'arte di Augusto Murer; da questo mondo riceve ispirazioni e forza morale, che gli da pure la forza fisica, per creare i suoi capolavori. Da ragazzo aveva capito il segreto dei boschi e le fatiche dei boscaioli, impara a faticare con i maestri d'arte, con il disegno e le forme, con i partigiani approfondisce il concetto di libertà.
Ma libertà va imparata anche dai minatori della Valle Imperina, lì nel sottosuolo; lì nel buio della Terra Madre.
Ecco i suoi disegni rischiarati dalle lampade frontali dei minatori intenti a scavare o che si avviano verso l'uscita con la lanterna a carburo in mano. O che fanno assise dentro un cunicolo con il lume appeso a una trave; o che sono seduti per il breve riposo dopo aver mangiato una gamella di minestrone, bevuto un sorso di vino agro e fumato una sigaretta di trinciato.
Conosco pur io il lavoro della miniera, caricare e spingere i carrelli sulleLa notte trascorsa pensavo a quei fili tenaci come radici di peccio che dall'Altipiano dei Sette Comuni mi univano alle montagne bellunesi. Partono da tempi lontani, da quando lo zio di mio nonno venne a trovarsi proprio tra i minatori della Valle Imperina. Si era laureato a Padova nel 1834, ai tempi di Francesco I° imperatore, a Vienna si era specializzato in chirurgia e dal Governo di allora inviato nell'Agordino quale medico dei minatori della Valle Imperina, dove si fermò un paio d'anni. Un altro filo ci lega con i ricordi della Grande Guerra quando compaesani nostri e vostri si trovarono a combattere sui monti di casa. Fili rotti e lacerati dalle battaglie, riallacciati dalle memorie.
Nel 1943, alle soglie di quell'inverno così drammatico per lutti e per fame, in un grigio giorno di pioggia e neve, Augusto Murer incontrò uno spettrale gruppo di ebrei che dopo l'8 Settembre erano fuggiti dall'Altopiano e vagavano per le montagne passando da un gruppo all'altro di partigiani; volevano raggiungere la Palestina. Dopo anni ho seguito le loro tracce: tre finirono fucilati alle Fosse Ardeatine, altri nelle acque dell'Adriatico. Nel 1944, per il sentiero che ora ha preso il suo nome, il maggiore inglese Tilman paracadutato tra i partigiani, univa la Resistenza nelle nostre montagne venete. Pure i nostri emigranti che nel dopoguerra erano ritornati al paese per morire, ci raccontavano dei loro compagni minatori Bellumat che lavoravano nelle cave del Nord America dove si estraevano i blocchi per costruire le città.
Montagne, pietre, cave, miniere, fatiche, migrazioni, guerre, lotte per la libertà: è da qui, e così, che nasce l'arte di Augusto Murer; da questo mondo riceve ispirazioni e forza morale, che gli da pure la forza fisica, per creare i suoi capolavori. Da ragazzo aveva capito il segreto dei boschi e le fatiche dei boscaioli, impara a faticare con i maestri d'arte, con il disegno e le forme, con i partigiani approfondisce il concetto di libertà.
Ma libertà va imparata anche dai minatori della Valle Imperina, lì nel sottosuolo; lì nel buio della Terra Madre.
Ecco i suoi disegni rischiarati dalle lampade frontali dei minatori intenti a scavare o che si avviano verso l'uscita con la lanterna a carburo in mano. O che fanno assise dentro un cunicolo con il lume appeso a una trave; o che sono seduti per il breve riposo dopo aver mangiato una gamella di minestrone, bevuto un sorso di vino agro e fumato una sigaretta di trinciato.
Conosco pur io il lavoro della miniera, caricare e spingere i carrelli sulle schiene fino al barlume dello scarico, in quell'aria che fa spurgare nero e bianchi gli occhi.
Era verso la fine della guerra, nel 1944, e i giorni erano notti che non finivano mai.
Augusto Murer, negli anni del dopoguerra, è entrato nelle miniere della Valle Imperina per testimoniare con la sua arte gli uomini e il lavoro degli uomini dentro la montagna.
Sono importanti questi disegni, forti come un urlo che sale dal profondo per ricordare a noi, uomini del Duemila, la fatica e la speranza, perché lui e i minatori erano orgogliosi del loro lavoro per tutti, per andare avanti insieme non per opere di guerra ma di pace. Guardateli: molti hanno il corpo teso in avanti come voler penetrare l'avversità della vita, oltre il buio. Nel baluginare della lumiera sapeva battere il pesante piccone, o la mazza sullo stampo da mina. Augusto ha capito tutto questo: lavoro, fatica, risultato, orgoglio.

schiene fino al barlume dello scarico, in quell'aria che fa spurgare nero e bianchi gli occhi.
Era verso la fine della guerra, nel 1944, e i giorni erano notti che non finivano mai.
Augusto Murer, negli anni del dopoguerra, è entrato nelle miniere della Valle Imperina per testimoniare con la sua arte gli uomini e il lavoro degli uomini dentro la montagna.
Sono importanti questi disegni, forti come un urlo che sale dal profondo per ricordare a noi, uomini del Duemila, la fatica e la speranza, perché lui e i minatori erano orgogliosi del loro lavoro per tutti, per andare avanti insieme non per opere di guerra ma di pace. Guardateli: molti hanno il corpo teso in avanti come voler penetrare l'avversità della vita, oltre il buio. Nel baluginare della lumiera sapeva battere il pesante piccone, o la mazza sullo stampo da mina. Augusto ha capito tutto questo: lavoro, fatica, risultato, orgoglio.



MARIO RIGONI STERN

I MINATORI DELL'AGORDINO
- 1955 -
china
cm 37x50

MINATORI DELL'AGORDINO
I MINATORI DELL'AGORDINO
- 1955 -
china
cm 37x50

MINATORE
- 1953 -
china
cm 33x47

MINATORI DELL'AGORDINO
MINATORI DELL'AGORDINO
- 1969 -
litografia a colori
cm 50x70

RIUNIONE NELLA MINIERA
RIUNIONE NELLA MINIERA
- 1951 -
china
cm 35x43,7

MINATORE
MINATORE
- 1954 -
china
cm 31,5x43,5

MINATORI
MINATORI
- 1953 -
china
cm 45x64

DISCESA IN MINIERA
DISCESA IN MINIERA
- 1952 -
china colorata a mano
cm 47x65


La nuit passée je pensais à ces fils tenaces comme les racines des sapins rouges qui du Haut Plateau des Sept Communes m'unissaient aux montagnes bellunoises. Ils remontaient aux temps lointains, lorsque l'oncle de mon grand-père se retrouva justement parmi les mineurs de la Val Imperina. Il s'était licencié à Padoue en 1834, du temps de l'Empereur François 1er. Puis il s'était spécialisé en chirurgie à Vienne et avait été envoyé par le Gouvernement de l'époque en tant que médecin des mineurs dans l'Agordino, où il resta pour quelques mois. Un autre fil qui nous lie sont les souvenirs de la Grande Guerre quand nos et vos compatriotes se retrouvèrent à combattre ensemble dans les montagnes de chez nous. Fils coupés et déchirés par les batailles, renoués par les souvenirs.
En 1943, au seuil de cet hiver si dramatique à cause des luttes et de la famine, lors d'un jour gris, de pluie et de neige, Augusto Murer rencontra un groupe spectral de Juifs, qui après le 8 septembre s'étaient enfuis du Haut Plateau et erraient à travers les montagnes en passant d'un groupe de partisans à l'autre. Leur but était de rejoindre la Palestine. Après de nombreuses années j'ai voulu savoir ce qu'ils étaient devenus : trois d'entre eux moururent fusillés dans les Fosses Ardeatine, d'autres furent jetés dans les eaux de l'Adriatique. En 1944, sur le sentier qui maintenant porte son nom, le sergent-major Tilman parachuté parmi les partisans, faisait de trait d'union à la Résistance dans les montagnes de la Vénétie. Même nos émigrants, qui après la guerre étaient retournés au pays pour mourir, nous racontaient de leurs camarades mineurs bellumat (de Belluno et province) qui travaillaient dans les carrières de l'Amérique du Nord où l'on extrayait les blocs pour construire les villes.
Des montagnes, pierres, carrières, minières, fatigues, migrations, guerres, luttes pour la liberté: voilà la source de l'art de Murer; c'est de ce monde-là qu'il a reçu l'inspiration et la force morale, qui lui donnera aussi la force physique de créer ses chefs-d'oeuvre. Jeune homme, il avait compris le secret des bois et l'éreintement des bûcherons. En même temps il a appris à peiner avec les maîtres d'art, le dessin et les formes tandis qu'avec les partisans il approfondit le concept de liberté.
Mais la liberté on l'apprend aussi des mineurs de la Val Imperina, là dans son sous-sol, dans l'obscurité de la Terre, mère commune à tous.
Voilà ses dessins éclairés par les lampes frontales des mineurs en train de creuser ou qui se dirigent vers la sortie, leur lanterne au carbure à la main. Où encore des dessins de mineurs qui font des réunions à l'intérieur d'une galerie avec une lampe pendue à une poutre ou bien qui sont assis pour un bref moment de repos après avoir mangé une gamelle pleine de potage, bu une gorge de vin acre et fumé une cigarette de tabac.
Moi aussi je connais le travail des minières, charger et pousser les wagonnets sur les ponts en dos d'âne jusqu'à la lueur du déchargement, en respirant un air qui fait sortir des yeux des impuretés noires et blanches. C'était vers la fin de la guerre, en 1944 et les journées étaient des nuits qui ne finissaient jamais.
Augusto Murer, dans les années de l'après-guerre, est entré dans les mines de la Val Imperina pour témoigner avec son art des hommes et du travail des hommes dans la montagne. Ces dessins sont importants et forts comme un cri qui monte du fond du coeur pour nous rappeler, hommes de l'an 2000, la fatigue et l'espoir. Les mineurs et lui étaient fiers de leur travail qui servait à tout le monde, leur but étant de continuer ensemble non pas pour construire des oeuvres de guerre mais de paix. Regardez-les: beaucoup d'entre eux ont le corps tendu en avant comme s'ils voulaient pénétrer dans l'adversité de la vie, au-delà de l'obscurité. Dans la lumière qui paraît et disparaît, ils savaient taper sur leur pic lourd, ou frapper leur gourdin sur l'étampe de mine. Augusto a compris tout cela: travail dur, fatigue, résultat, orgueil.



MARIO RIGONI STERN